Esportare con un click

Un’opportunità da non lasciarsi sfuggire in un mondo sempre più digitale

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Metodologia 0-Digital Export

Per le imprese, il fronte del digitale sta acquisendo un’importanza via via crescente per aumentare le proprie vendite sul territorio nazionale e abbracciare nuove opportunità di export. La rapida e continua crescita del fenomeno dell’e-commerce su scala globale nell’ultimo ventennio, inevitabilmente accelerata dalla crisi Covid, può testimoniare questo fenomeno: secondo i dati UNCTAD (2018), le vendite tramite e-commerce rappresentano ormai il 30% del PIL mondiale, quota che sale al 42% per gli Stati Uniti, il 66% per il Giappone e l’84% per la Corea del Sud, a fronte di valori più moderati per stati europei come Italia (19%), Germania (18%) e Spagna (23%).

Come si collocano le PMI italiane a fronte di questi nuovi trend? L’Indice di Digitalizzazione dell'Economia e della Società della Commissione Europea (DESI, edizione 2021), che misura l’evoluzione delle prestazioni digitali degli stati UE e i risultati delle relative politiche su scala nazionale, per il caso dell’Italia rivela che:

  • le PMI con un livello di intensità digitale almeno di base sono il 69%, quota superiore alla media UE del 60%;
  • al contrario, in termini di attività di vendita online da parte delle PMI, l’Italia si colloca al di sotto della media europea. L’11% delle piccole e medie imprese italiane ha effettuato vendite online nel 2020, in lieve crescita rispetto al 10% registrato nel 2018-2019: si tratta quindi di un lento miglioramento, ma il livello risulta ancora significativamente inferiore rispetto a quello UE (17%);
  • ancora più bassa la quota di PMI che effettua vendite online transnazionali, pari al 6% per l’Italia, a fronte di un 8% per la media UE.

Nel complesso, per la dimensione Integration of Digital Technology del DESI da cui sono tratti questi indicatori, l’Italia si classifica al 10° posto in Europa; guardando invece alla specifica dimensione dell’e-commerce considerata nell’indice (si veda il grafico di seguito), l’Italia si colloca al di sotto della media UE, precedendo soltanto Ungheria, Polonia, Lettonia, Lussemburgo, Grecia e Bulgaria.


Allargando lo sguardo al totale delle imprese italiane con più di 10 addetti, il quadro dell'e-commerce appare più roseo, benchè si rimanga ancora al di sotto della media dell’Unione: la percentuale delle imprese che nel 2020 ha effettuato vendite online continua infatti ad essere contenuta (18.4%), in crescita rispetto all’anno precedente ma ancora al di sotto della media UE (23%).

Tra le imprese italiane già attive sul fronte digitale, è interessante notare come queste mostrino un elevato livello di internazionalizzazione nelle loro attività di e-commerce: si parla, in questo caso, di cross-border e-commerce, ovvero dell’e-commerce utilizzato per la vendita oltre frontiera. Un recente rapporto ICE rivela come, sul totale delle imprese italiane che utilizzano il canale delle vendite online, la percentuale di esportatori sia significativa, pari al 48%, e risultando quindi allineata alla media UE del 46%.

Conclusioni

Le imprese italiane che hanno già imboccato il canale del digitale stanno quindi cogliendo le sue opportunità per sbarcare sui mercati internazionali. Secondo il report ICE, il fronte dell’e-commerce ha notevoli prospettive di crescita nei prossimi anni, soprattutto se sostenuto da miglioramenti nei tempi e costi di consegna. Acquistare online dall’estero permette infatti di accedere a prezzi competitivi, nonchè ad una maggiore varietà e qualità dei prodotti.
Per le imprese, investire in tecnologie e competenze per promuovere la crescita dell’export sul fronte digitale appare quindi sempre più necessario, per cogliere i trend della domanda e superare la frenata della crisi Covid.